6.10.14

Oktoberfest: tra mito, tette grosse e realtà

Provare a raccontare l'Oktoberfest non è semplice, soprattutto se si è quasi astemi e lo si è vissuto per appena due giorni con tanto di fidanzata al seguito. Ma ci provo.
Iniziamo dal nome: a Monaco nessuno lo chiama così. 

NON CHIAMATELO OKTOBERFEST!
Statua di Teresa all'interno del Theresienwiese di Monaco di Baviera
Il vero nome della festa per i bavaresi è Wiesn, pronuncia dialettale della parola die Wiese, che vuol dire "prato". Ed è infatti chiamato così perché si tiene al Theresienwiese, un'area poco distante dal centro della città, simile a quegli enormi spiazzati in cui dalle nostre parti si tengono i mercati rionali. E in fin dei conti l'Oktoberfest non è molto diverso da un mercato rionale, solo che qui scorre birra a fiumi, le tette all'infuori son viste di buon occhio, la gente si concia in modo bizzarro e tutto costa molto di più del normale. 

PAURA E DELIRIO A MONACO? NO, GRAZIE.
La prima cosa che uno dovrebbe smettere di fare quando fantasticheggia sull'Oktoberfest è credere che in giro per le strade o per il Theresienwiese vedrà migliaia di persone che barcollano e che devastano tutto quello che li circonda. Francamente una spiegazione razionale non me la so dare al fatto che la maggior parte dei tedeschi, anche con barili di birra nelle vene, non riesca a diventare incivile. Cioè non ce la fanno proprio. E dico tedeschi perché di scene bizzarre e poco piacevoline ho viste, e stranamente vedevano come protagonisti persone che parlano una lingua a me non ancora del tutto sconosciuta (ci siam capiti). Per farvi un esempio, avreste a che fare con molto più caos se vi avventuraste un sabato sera sul lungomare di Napoli, piuttosto che in una fila per entrare in uno dei tendoni dell'Oktoberfest, oppure nelle stazioni della metropolitana che portano al Theresienwiese. Perché tutto questo? Perché solo un popolo di un'intelligenza superiore può organizzare la fiera che attira il maggior numero di visitatori al mondo (sì, anche più del Carnevale di Rio de Janeiro), il cui prodotto tipico è una bevanda alcolica che ti porta a perdere la maggior parte delle tue funzioni cerebrali al terzo boccale, senza che ci siano scene di panico ad ogni angolo di strada o tendone. Quindi ecco la cosa che più mi ha stupito: il servizio di sicurezza. Agenti di polizia ad ogni angolo di strada manco fosse l'Avana, pronti a sedare anche il minimo accenno di battibecco (non uso la parola "rissa" perché risulterei esagerato). Non volevo di certo vedere i morti per strada, ma una bella dose di boccali spaccati in testa e giovani donzelle molestate non mi avrebbero di certo sorpreso.

Il massimo che ho visto è questo tipo che non so perché voleva stare steso a terra in mutande. 

Tra l'altro ho rischiato grosso scattando queste foto, perché un povero padre di famiglia, che come me ci aveva provato, si è visto addirittura urlare contro da uno degli amici di quello con poca birra in corpo. Ho temuto davvero il peggio per lui.

BAMBINI E BIRRA, CONNUBIO POSSIBILE?
Io la chiamo: "La ruota del vomito"
Rollercoaster olimpico
Al festival della birra ti aspetti di vedere di tutto, ma proprio di tutto, non certo dei bambini. Il dubbio ti viene già in metropolitana, in cui vedi famiglie intere ragazzini e ragazzine sui 14 anni che si dirigono tutti allegri alla festa. Appena ci arrivi poi capisci tutto: LE GIOSTRE. All'Oktoberfest, oltre ai 14 immensi padiglioni e alle centinaia di bancarelle, chioschi e negozi di souvenir, la fa da padrone il Luna Park. Voi penserete al Tagadà, il Calcinculo. E no. Ve lo dice uno che di parchi giochi in giro per il mondo un po' ne ha visti e apprezzati: le giostre del Theresienwiese fanno davvero paura, e solo la mia inseparabile compagna di viaggio, molto coraggiosa, non mi ha permesso di sperperare una fortuna in attrazioni che non avevo mai visto prima.

ABBIGLIAMENTO
Ecco il mio unico rimpianto. Puoi camminare per i tendoni, bere 4 litri di birra e cantare a squarciagola canzoni tedesche di cui naturalmente non conosci una virgola, ma se non indossi gli abiti tipici della tradizione bavarese il tuo Oktoberfest sarà sempre a metà. Quello che vedete alla mia destra è un modello (ce ne sono centinaia) di abbigliamento caratteristico del festival della birra (purtroppo per i miei lettori di sesso maschile non sono riuscito a fotografare la mise femminile). Provando a riassumere:

MASCHI: Camicia, a maniche lunghe o corte è indifferente, meglio se a quadroni; pantoloncino o pinocchietto di velluto, soprattutto marrone come si vede nella foto; gilet di lana con bottoni, o anche cardigan per i più freddolosi; calzettone di spugna anche oltre il ginocchio e per finire polacchina classica, o anche un bel sandalo aperto in pieno stile tedesco.

FEMMINE: Vestitino da campagnola a quadri, con tette di fuori.

Come facciano a non sentire freddo, è un mistero ancora irrisolto come l'espulsione di Pandev e Zuniga nella Supercoppa Italiana di 2 anni fa.

NON E' UNA FESTA PER POVERI
Se state pensando di venire all'Oktoberfest per due giorni insieme ai vostri amici, dovrete mettere in conto di fare digiuno per qualche mese, tipo come quando comprate il nuovo (?) modello di Iphone. Partite da questo: la Germania è il Paese più ricco d'Europa, la Baviera è il Land (in pratica le nostre Regioni, solo con maggiore autonomia in quanto la Germania è una Repubblica Federale....vabbè sto divagando) più ricco della Germania, e Monaco è il capoluogo della Baviera. In poche parole, come diceva un mio vecchio conoscente, l'Oktoberfest "t fà o buc mpiett".
Non entro nel merito del trovare un alloggio (io sono stato piuttosto fortunato, usando il mio fedelissimo Airbnb), ma del costo della vita in generale in città. Città che da un lato non vede l'ora che tutto il circo finisca in fretta, liberandola dall'orda di bestie che arrivano da ogni parte del globo, e soprattutto dall'Italia, in cui evidentemente ogni giovane disoccupato ha un fondo apposito per i viaggi con gli amici sfigati. Dall'altra, però, è abbastanza intuibile come il festival più famoso al mondo porti nelle tasche di commercianti, ristoratori (anche qui gli italiani la fanno da padroni in quel di Monaco) e guide turistiche un bel po' di soldi (Das Geld). E quindi tutto, già relativamente più caro rispetto alla mia amata Lipsia e al resto della Germania, aumenta ancor più di prezzo nelle due settimane del Wiesn. Al punto che per protesta ho deciso di interrompere la mia striscia di tazze consecutive comprate in ogni luogo in cui ho dormito almeno una notte.
Centro grammi di noccioline dolci, quelle che da noi si comprano durante le fiere di paese....4 EURO!!! E ho capito che siete una bella nazione, mi sto ambientando, mi piacerebbe restare qua a vita e il resto appresso, ma 4 euro per "doj nucell" non ve le do neanche se me le vende la Merkel in persona.
La birra, invece, stranamente e sorprendentemente, vien via a prezzi abbastanza ragionevoli.

RICAPITOLANDO
In molti nella loro vita avranno detto o pensato almeno una volta: "Uha k capat ll'Ottoberfest!" (non capisco perché continuo a credere che tutti parlino e pensino in napoletano). L'ho fatto anche io, e ora che l'ho vissuto, seppur brevemente e con la marenna sotto il braccio come direbbe Siani, posso dire che è effettivamente qualcosa di incredibile. Assurdo nella sua natura, assurdo per la perfezione con cui è gestito, e con un fascino che non può lasciare indifferente nemmeno un semi-astemio come me.
Figuriamoci orde di ubriaconi in cerca di sballo e sesso facile.

VI LASCIO CON LE IMMAGINI MIGLIORI DEI PADIGLIONI















11.9.14

Primo mese in Germania (Erster Monat in Deutschland)

Non è la prima volta che vivo lontano da casa. Due mesi a Milano, due mesi a Pescara (fantastica in primavera-estate), per non parlare dei viaggi oltreoceano per studiare l'inglese: Boston, Los Angeles, Toronto. In tutte queste esperienze non ricordo di aver mai sentito nostalgia di casa, e questa "insensibilità" verso la mia terra mi accompagna anche qui in Germania. Oggi è esattamente un mese che vivo a Lipsia, ma ho sempre la sensazione di essere arrivato ieri (Gestern). Un mese è un periodo di tempo relativamente breve per tracciare dei primi bilanci, soprattutto per un tipo come me a cui non piace avere a che fare con troppe novità tutte insieme.
Sostanzialmente il cambiamento più grande avvenuto finora è per lo più interiore: disoccupato (Arbeitslose) a mezzo servizio ero in Italia, e disoccupato a mezzo servizio sono qui. Eppure, nonostante non ci siano aziende ad aspettarmi sulla porta di casa, non riesco a non essere sereno. Sereno nell'andare al corso di lingua la mattina, sebbene siano più di vent'anni ormai che passo la maggior parte del mio tempo a studiare; sereno nell'andare a fare la spesa, sereno addirittura nel lavare i piatti dopo cena e sereno soprattutto quando mi metto a letto.

Sono venuto qui per cercare di dare una svolta alla mia vita (das Leben), per trovare finalmente la mia strada, quando pensavo di conoscerla già da molti anni. Ma provo tante sensazioni diverse tranne che l'ansia, l'ansia di fare in fretta, di sistemarmi. Sarà perché percepisco che a differenza dell'Italia qui non devi necessariamente fare la corsa su qualcun altro per poter dimostrare quanto vali, non devi cercare freneticamente di far colpo su qualche azienda o su qualche persona importante per poter strappare un lavoro. Semplicemente se hai delle qualità, prima o poi vieni ripagato, e il bello è che una volta iniziato un percorso professionale si può solo migliorare e crescere, invece di rischiare di finire in cassa integrazione o addirittura licenziato. Magari mi sbaglio e tra un paio di mesi tornerò in Italia con la coda tra le gambe, ma intanto mi godo questa esperienza (anche se a 27 anni inizio ad odiare questa parola).

future, zukunft, past, vergangenheit, present, gegenwart, deutsch, leipzig, work, job, arbeite
Dove si va? (Wohin geht man?)


Per passare alle cose concrete, la situazione è questa qui:

- Livello di tedesco: mi continuano a dire che sono un abbondante B1, ma io continuo a non capire (quasi) una mazza quando questi aprono bocca (e voi direte, se non capisci una mazza, come fai ad aver capito che ti hanno detto che sei un abbondante B1?). Lo so è un casino, però è così, fidatevi.

- Livello di integrazione: farsi amico un tedesco è veramente molto difficile, addirittura ho sentito dire che per essere considerati "amici" da un tedesco bisogna frequentarlo almeno un paio d'anni (sai che palle). In compenso ho conosciuto tanti altri stranieri, provenienti da mezzo mondo (un po' come l'Inter in pratica): Repubblica Ceca, Russia, Grecia, Portogallo, Sud America, Corea del Sud, Bulgaria e Spagna. Ho conosciuto anche altri italiani, alcuni di buona compagnia, altri un po' meno, ma sostanzialmente non escluderei l'ipotesi di potermi fare dei nuovi amici (anche se gli amici, quelli veri, saranno sempre altri).

- Livello occupazionale: direi che per le possibilità che la Germania offre, posso definirmi abbastanza pigro per quanto riguarda la ricerca del lavoro. Ieri ho inviato il curriculum (Der Lebensauf) ad alcune aziende che lavorano con la lingua italiana, non sentendomi ancora pronto per affrontare colloqui o interviste completamente in Deutsch. Attendo con ansia le prime risposte, anche se non sono molto fiducioso visto che ho fatto alcuni tra gli errori segnalati tra "quelli da non commettere" quando ci si candida per un lavoro qui.

- Livello di peso: ecco cosa amo di più del vivere a Lipsia. Il fatto che puoi lasciarti andare e mangiare 150 grammi di pasta più pane e più qualche dolce prima di andare a dormire, e vedere il giorno dopo che sulla bilancia non è cambiato nulla, anzi, sei addirittura dimagrito. È una sensazione meravigliosa, soprattutto per me che mangerei Bratwurst, patate e pasta continuamente. Tutto merito del muoversi costantemente in bicicletta, che ti esenta anche dal doverti allenare ogni tanto. Non ce n'è bisogno, lo fai ogni giorno senza nemmeno accorgertene (anche se la mia Vespa mi manca tanto, lo ammetto).

- Livello della convivenza: non ci siamo ancora presi a pantofole io e la mia "coinquilina", quindi direi che sta andando piuttosto bene. Difficile che possa essere diverso da così, visto che cucino, pulisco (Putzen) e sistemo anche il letto. Durerà ancora per poco, lo so, però se tutto va male posso dire di aver lavorato come casalinga (die Hausfrau) in Germania per qualche tempo. Forse in Italia fa ancora curriculum.

3.9.14

Alcune cose che non sapevo della Germania (Einige Sachen, die ich über Deutschland nicht wusste)

Tra poco più di una settimana festeggerò il mio primo "mesiversario" in Germania (sì questa parola purtroppo esiste). Venti giorni non ti permettono di entrare a strettissimo contatto con la cultura di un posto, però alcune cose nuove le ho apprese e mi piacerebbe condividerle.

1) Quando si esce, che sia per andare a lavoro o per una semplice passeggiata, è vivamente consigliato portarsi dietro uno zainetto (Rücksack), e soprattutto una giacca con cappuccio. Il consiglio è per chi si muove in bicicletta di solito (ovvero l'80% dei tedeschi). In bici indossare una tracolla, tipica del nostro Paese e simbolo di grande tamarritudine, non è per niente comodo (io non ho uno zaino, ma in compenso ho tantissime inutili tracolle qui con me).

2) Lo scontrino è sì obbligatorio, ma solo per il commerciante. Quindi ogni volta che pagherete qualcosa, la cassiera (di solito sono sempre donne quelle che fanno sto mestiere) vi chiederà: Beleg mitnehmen? Ovvero, vuole la ricevuta? Se dite di no (Nein) la signorina la getterà tranquillamente nel cestino. Quindi nessun controllo a sorpresa della Finanza fuori ai negozi, state tranquilli, non ce n'è bisogno.

3) Non so ancora se posso trasferire l'uguaglianza italiana ULTRA'=BESTIA anche in Germania, però devo evidenziare come i motivetti dei cori da stadio siano identici a quelli nostrani. Adesso resta solo da capire chi li ha inventati e chi li ha copiati.
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La curva del Chemnitzer FC, squadra della Dritte Liga

4) Con profondo dispiacere prendo atto della scomparsa di un mestiere qui in terra merkeliana: il benzinaio. Quella figura che veneravamo da piccoli, perché dalle tasche tirava fuori sempre malloppi di banconote che nemmeno Tony Montana in Scarface. In Germania non esiste, o almeno, io ancora ne devo vedere mezzo. Le pompe di benzina (Tankstelle) sono tutte self-service, con la particolarità che prima ti lasciano fare rifornimento, e dopo paghi. Ma si può tranquillamente fare il pieno e andar via, nessuno ti fermerebbe (ci sono però le telecamere). Se ve lo state chiedendo, anche qui il carburante costa meno rispetto all'Italia.

5) Se nello Stivale noi automobilisti siamo abituati a rivolgere le nostre bestemmie ai pedoni, i quali ci fanno imbestialire con la loro nonchalance nell'attraversare le strisce, la Germania offre un altro bersaglio, ancor più fastidioso: i ciclisti. Purtroppo o per fortuna coloro che si muovono in bici sono i padroni delle strade: hanno piste, semafori, corsie d'emergenza e persino strade dedicate. Oltre a godere SEMPRE della fottuta precedenza. Tutto bello se ti muovi solo in bici, abbastanza frustrante per chi ha l'auto, visto che si trova costretto a dover essere costantemente attento, perché il Tour de France è sempre dietro l'angolo.
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L'incubo di ogni automoblista tedesco

6) Capitolo parcheggiatori abusivi: inaspettatamente qui non ho ancora subito alcun tentativo di estorsione, che se non ricordo male in Italia sarebbe ancora reato. Mi ero anche preparato cambiando 20 euro in monetine da poter elargire all'evenienza: sono stato costretto a spenderle in caramelle e cioccolatini.

7) Musica (Musik). Mi aspettavo di peggio dai crucchi, famosi a livello musicale per le orchestre sinfoniche e per la techno. Invece anche nel pop ci sanno fare. A primo impatto sembra di ascoltare una musica deficiente (non so che altro termine usare), però poi ti accorgi un paio di giorni dopo che quel motivetto idiota lo stai cantando, senza nemmeno avere idea di cosa dica. Se non mi credete vi consiglio la gettonatissima "Atemlos durch die Nacht" (Senza fiato attraverso la notte).