6.10.14

Oktoberfest: tra mito, tette grosse e realtà

Provare a raccontare l'Oktoberfest non è semplice, soprattutto se si è quasi astemi e lo si è vissuto per appena due giorni con tanto di fidanzata al seguito. Ma ci provo.
Iniziamo dal nome: a Monaco nessuno lo chiama così. 

NON CHIAMATELO OKTOBERFEST!
Statua di Teresa all'interno del Theresienwiese di Monaco di Baviera
Il vero nome della festa per i bavaresi è Wiesn, pronuncia dialettale della parola die Wiese, che vuol dire "prato". Ed è infatti chiamato così perché si tiene al Theresienwiese, un'area poco distante dal centro della città, simile a quegli enormi spiazzati in cui dalle nostre parti si tengono i mercati rionali. E in fin dei conti l'Oktoberfest non è molto diverso da un mercato rionale, solo che qui scorre birra a fiumi, le tette all'infuori son viste di buon occhio, la gente si concia in modo bizzarro e tutto costa molto di più del normale. 

PAURA E DELIRIO A MONACO? NO, GRAZIE.
La prima cosa che uno dovrebbe smettere di fare quando fantasticheggia sull'Oktoberfest è credere che in giro per le strade o per il Theresienwiese vedrà migliaia di persone che barcollano e che devastano tutto quello che li circonda. Francamente una spiegazione razionale non me la so dare al fatto che la maggior parte dei tedeschi, anche con barili di birra nelle vene, non riesca a diventare incivile. Cioè non ce la fanno proprio. E dico tedeschi perché di scene bizzarre e poco piacevoline ho viste, e stranamente vedevano come protagonisti persone che parlano una lingua a me non ancora del tutto sconosciuta (ci siam capiti). Per farvi un esempio, avreste a che fare con molto più caos se vi avventuraste un sabato sera sul lungomare di Napoli, piuttosto che in una fila per entrare in uno dei tendoni dell'Oktoberfest, oppure nelle stazioni della metropolitana che portano al Theresienwiese. Perché tutto questo? Perché solo un popolo di un'intelligenza superiore può organizzare la fiera che attira il maggior numero di visitatori al mondo (sì, anche più del Carnevale di Rio de Janeiro), il cui prodotto tipico è una bevanda alcolica che ti porta a perdere la maggior parte delle tue funzioni cerebrali al terzo boccale, senza che ci siano scene di panico ad ogni angolo di strada o tendone. Quindi ecco la cosa che più mi ha stupito: il servizio di sicurezza. Agenti di polizia ad ogni angolo di strada manco fosse l'Avana, pronti a sedare anche il minimo accenno di battibecco (non uso la parola "rissa" perché risulterei esagerato). Non volevo di certo vedere i morti per strada, ma una bella dose di boccali spaccati in testa e giovani donzelle molestate non mi avrebbero di certo sorpreso.

Il massimo che ho visto è questo tipo che non so perché voleva stare steso a terra in mutande. 

Tra l'altro ho rischiato grosso scattando queste foto, perché un povero padre di famiglia, che come me ci aveva provato, si è visto addirittura urlare contro da uno degli amici di quello con poca birra in corpo. Ho temuto davvero il peggio per lui.

BAMBINI E BIRRA, CONNUBIO POSSIBILE?
Io la chiamo: "La ruota del vomito"
Rollercoaster olimpico
Al festival della birra ti aspetti di vedere di tutto, ma proprio di tutto, non certo dei bambini. Il dubbio ti viene già in metropolitana, in cui vedi famiglie intere ragazzini e ragazzine sui 14 anni che si dirigono tutti allegri alla festa. Appena ci arrivi poi capisci tutto: LE GIOSTRE. All'Oktoberfest, oltre ai 14 immensi padiglioni e alle centinaia di bancarelle, chioschi e negozi di souvenir, la fa da padrone il Luna Park. Voi penserete al Tagadà, il Calcinculo. E no. Ve lo dice uno che di parchi giochi in giro per il mondo un po' ne ha visti e apprezzati: le giostre del Theresienwiese fanno davvero paura, e solo la mia inseparabile compagna di viaggio, molto coraggiosa, non mi ha permesso di sperperare una fortuna in attrazioni che non avevo mai visto prima.

ABBIGLIAMENTO
Ecco il mio unico rimpianto. Puoi camminare per i tendoni, bere 4 litri di birra e cantare a squarciagola canzoni tedesche di cui naturalmente non conosci una virgola, ma se non indossi gli abiti tipici della tradizione bavarese il tuo Oktoberfest sarà sempre a metà. Quello che vedete alla mia destra è un modello (ce ne sono centinaia) di abbigliamento caratteristico del festival della birra (purtroppo per i miei lettori di sesso maschile non sono riuscito a fotografare la mise femminile). Provando a riassumere:

MASCHI: Camicia, a maniche lunghe o corte è indifferente, meglio se a quadroni; pantoloncino o pinocchietto di velluto, soprattutto marrone come si vede nella foto; gilet di lana con bottoni, o anche cardigan per i più freddolosi; calzettone di spugna anche oltre il ginocchio e per finire polacchina classica, o anche un bel sandalo aperto in pieno stile tedesco.

FEMMINE: Vestitino da campagnola a quadri, con tette di fuori.

Come facciano a non sentire freddo, è un mistero ancora irrisolto come l'espulsione di Pandev e Zuniga nella Supercoppa Italiana di 2 anni fa.

NON E' UNA FESTA PER POVERI
Se state pensando di venire all'Oktoberfest per due giorni insieme ai vostri amici, dovrete mettere in conto di fare digiuno per qualche mese, tipo come quando comprate il nuovo (?) modello di Iphone. Partite da questo: la Germania è il Paese più ricco d'Europa, la Baviera è il Land (in pratica le nostre Regioni, solo con maggiore autonomia in quanto la Germania è una Repubblica Federale....vabbè sto divagando) più ricco della Germania, e Monaco è il capoluogo della Baviera. In poche parole, come diceva un mio vecchio conoscente, l'Oktoberfest "t fà o buc mpiett".
Non entro nel merito del trovare un alloggio (io sono stato piuttosto fortunato, usando il mio fedelissimo Airbnb), ma del costo della vita in generale in città. Città che da un lato non vede l'ora che tutto il circo finisca in fretta, liberandola dall'orda di bestie che arrivano da ogni parte del globo, e soprattutto dall'Italia, in cui evidentemente ogni giovane disoccupato ha un fondo apposito per i viaggi con gli amici sfigati. Dall'altra, però, è abbastanza intuibile come il festival più famoso al mondo porti nelle tasche di commercianti, ristoratori (anche qui gli italiani la fanno da padroni in quel di Monaco) e guide turistiche un bel po' di soldi (Das Geld). E quindi tutto, già relativamente più caro rispetto alla mia amata Lipsia e al resto della Germania, aumenta ancor più di prezzo nelle due settimane del Wiesn. Al punto che per protesta ho deciso di interrompere la mia striscia di tazze consecutive comprate in ogni luogo in cui ho dormito almeno una notte.
Centro grammi di noccioline dolci, quelle che da noi si comprano durante le fiere di paese....4 EURO!!! E ho capito che siete una bella nazione, mi sto ambientando, mi piacerebbe restare qua a vita e il resto appresso, ma 4 euro per "doj nucell" non ve le do neanche se me le vende la Merkel in persona.
La birra, invece, stranamente e sorprendentemente, vien via a prezzi abbastanza ragionevoli.

RICAPITOLANDO
In molti nella loro vita avranno detto o pensato almeno una volta: "Uha k capat ll'Ottoberfest!" (non capisco perché continuo a credere che tutti parlino e pensino in napoletano). L'ho fatto anche io, e ora che l'ho vissuto, seppur brevemente e con la marenna sotto il braccio come direbbe Siani, posso dire che è effettivamente qualcosa di incredibile. Assurdo nella sua natura, assurdo per la perfezione con cui è gestito, e con un fascino che non può lasciare indifferente nemmeno un semi-astemio come me.
Figuriamoci orde di ubriaconi in cerca di sballo e sesso facile.

VI LASCIO CON LE IMMAGINI MIGLIORI DEI PADIGLIONI















11.9.14

Primo mese in Germania (Erster Monat in Deutschland)

Non è la prima volta che vivo lontano da casa. Due mesi a Milano, due mesi a Pescara (fantastica in primavera-estate), per non parlare dei viaggi oltreoceano per studiare l'inglese: Boston, Los Angeles, Toronto. In tutte queste esperienze non ricordo di aver mai sentito nostalgia di casa, e questa "insensibilità" verso la mia terra mi accompagna anche qui in Germania. Oggi è esattamente un mese che vivo a Lipsia, ma ho sempre la sensazione di essere arrivato ieri (Gestern). Un mese è un periodo di tempo relativamente breve per tracciare dei primi bilanci, soprattutto per un tipo come me a cui non piace avere a che fare con troppe novità tutte insieme.
Sostanzialmente il cambiamento più grande avvenuto finora è per lo più interiore: disoccupato (Arbeitslose) a mezzo servizio ero in Italia, e disoccupato a mezzo servizio sono qui. Eppure, nonostante non ci siano aziende ad aspettarmi sulla porta di casa, non riesco a non essere sereno. Sereno nell'andare al corso di lingua la mattina, sebbene siano più di vent'anni ormai che passo la maggior parte del mio tempo a studiare; sereno nell'andare a fare la spesa, sereno addirittura nel lavare i piatti dopo cena e sereno soprattutto quando mi metto a letto.

Sono venuto qui per cercare di dare una svolta alla mia vita (das Leben), per trovare finalmente la mia strada, quando pensavo di conoscerla già da molti anni. Ma provo tante sensazioni diverse tranne che l'ansia, l'ansia di fare in fretta, di sistemarmi. Sarà perché percepisco che a differenza dell'Italia qui non devi necessariamente fare la corsa su qualcun altro per poter dimostrare quanto vali, non devi cercare freneticamente di far colpo su qualche azienda o su qualche persona importante per poter strappare un lavoro. Semplicemente se hai delle qualità, prima o poi vieni ripagato, e il bello è che una volta iniziato un percorso professionale si può solo migliorare e crescere, invece di rischiare di finire in cassa integrazione o addirittura licenziato. Magari mi sbaglio e tra un paio di mesi tornerò in Italia con la coda tra le gambe, ma intanto mi godo questa esperienza (anche se a 27 anni inizio ad odiare questa parola).

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Dove si va? (Wohin geht man?)


Per passare alle cose concrete, la situazione è questa qui:

- Livello di tedesco: mi continuano a dire che sono un abbondante B1, ma io continuo a non capire (quasi) una mazza quando questi aprono bocca (e voi direte, se non capisci una mazza, come fai ad aver capito che ti hanno detto che sei un abbondante B1?). Lo so è un casino, però è così, fidatevi.

- Livello di integrazione: farsi amico un tedesco è veramente molto difficile, addirittura ho sentito dire che per essere considerati "amici" da un tedesco bisogna frequentarlo almeno un paio d'anni (sai che palle). In compenso ho conosciuto tanti altri stranieri, provenienti da mezzo mondo (un po' come l'Inter in pratica): Repubblica Ceca, Russia, Grecia, Portogallo, Sud America, Corea del Sud, Bulgaria e Spagna. Ho conosciuto anche altri italiani, alcuni di buona compagnia, altri un po' meno, ma sostanzialmente non escluderei l'ipotesi di potermi fare dei nuovi amici (anche se gli amici, quelli veri, saranno sempre altri).

- Livello occupazionale: direi che per le possibilità che la Germania offre, posso definirmi abbastanza pigro per quanto riguarda la ricerca del lavoro. Ieri ho inviato il curriculum (Der Lebensauf) ad alcune aziende che lavorano con la lingua italiana, non sentendomi ancora pronto per affrontare colloqui o interviste completamente in Deutsch. Attendo con ansia le prime risposte, anche se non sono molto fiducioso visto che ho fatto alcuni tra gli errori segnalati tra "quelli da non commettere" quando ci si candida per un lavoro qui.

- Livello di peso: ecco cosa amo di più del vivere a Lipsia. Il fatto che puoi lasciarti andare e mangiare 150 grammi di pasta più pane e più qualche dolce prima di andare a dormire, e vedere il giorno dopo che sulla bilancia non è cambiato nulla, anzi, sei addirittura dimagrito. È una sensazione meravigliosa, soprattutto per me che mangerei Bratwurst, patate e pasta continuamente. Tutto merito del muoversi costantemente in bicicletta, che ti esenta anche dal doverti allenare ogni tanto. Non ce n'è bisogno, lo fai ogni giorno senza nemmeno accorgertene (anche se la mia Vespa mi manca tanto, lo ammetto).

- Livello della convivenza: non ci siamo ancora presi a pantofole io e la mia "coinquilina", quindi direi che sta andando piuttosto bene. Difficile che possa essere diverso da così, visto che cucino, pulisco (Putzen) e sistemo anche il letto. Durerà ancora per poco, lo so, però se tutto va male posso dire di aver lavorato come casalinga (die Hausfrau) in Germania per qualche tempo. Forse in Italia fa ancora curriculum.

3.9.14

Alcune cose che non sapevo della Germania (Einige Sachen, die ich über Deutschland nicht wusste)

Tra poco più di una settimana festeggerò il mio primo "mesiversario" in Germania (sì questa parola purtroppo esiste). Venti giorni non ti permettono di entrare a strettissimo contatto con la cultura di un posto, però alcune cose nuove le ho apprese e mi piacerebbe condividerle.

1) Quando si esce, che sia per andare a lavoro o per una semplice passeggiata, è vivamente consigliato portarsi dietro uno zainetto (Rücksack), e soprattutto una giacca con cappuccio. Il consiglio è per chi si muove in bicicletta di solito (ovvero l'80% dei tedeschi). In bici indossare una tracolla, tipica del nostro Paese e simbolo di grande tamarritudine, non è per niente comodo (io non ho uno zaino, ma in compenso ho tantissime inutili tracolle qui con me).

2) Lo scontrino è sì obbligatorio, ma solo per il commerciante. Quindi ogni volta che pagherete qualcosa, la cassiera (di solito sono sempre donne quelle che fanno sto mestiere) vi chiederà: Beleg mitnehmen? Ovvero, vuole la ricevuta? Se dite di no (Nein) la signorina la getterà tranquillamente nel cestino. Quindi nessun controllo a sorpresa della Finanza fuori ai negozi, state tranquilli, non ce n'è bisogno.

3) Non so ancora se posso trasferire l'uguaglianza italiana ULTRA'=BESTIA anche in Germania, però devo evidenziare come i motivetti dei cori da stadio siano identici a quelli nostrani. Adesso resta solo da capire chi li ha inventati e chi li ha copiati.
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La curva del Chemnitzer FC, squadra della Dritte Liga

4) Con profondo dispiacere prendo atto della scomparsa di un mestiere qui in terra merkeliana: il benzinaio. Quella figura che veneravamo da piccoli, perché dalle tasche tirava fuori sempre malloppi di banconote che nemmeno Tony Montana in Scarface. In Germania non esiste, o almeno, io ancora ne devo vedere mezzo. Le pompe di benzina (Tankstelle) sono tutte self-service, con la particolarità che prima ti lasciano fare rifornimento, e dopo paghi. Ma si può tranquillamente fare il pieno e andar via, nessuno ti fermerebbe (ci sono però le telecamere). Se ve lo state chiedendo, anche qui il carburante costa meno rispetto all'Italia.

5) Se nello Stivale noi automobilisti siamo abituati a rivolgere le nostre bestemmie ai pedoni, i quali ci fanno imbestialire con la loro nonchalance nell'attraversare le strisce, la Germania offre un altro bersaglio, ancor più fastidioso: i ciclisti. Purtroppo o per fortuna coloro che si muovono in bici sono i padroni delle strade: hanno piste, semafori, corsie d'emergenza e persino strade dedicate. Oltre a godere SEMPRE della fottuta precedenza. Tutto bello se ti muovi solo in bici, abbastanza frustrante per chi ha l'auto, visto che si trova costretto a dover essere costantemente attento, perché il Tour de France è sempre dietro l'angolo.
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L'incubo di ogni automoblista tedesco

6) Capitolo parcheggiatori abusivi: inaspettatamente qui non ho ancora subito alcun tentativo di estorsione, che se non ricordo male in Italia sarebbe ancora reato. Mi ero anche preparato cambiando 20 euro in monetine da poter elargire all'evenienza: sono stato costretto a spenderle in caramelle e cioccolatini.

7) Musica (Musik). Mi aspettavo di peggio dai crucchi, famosi a livello musicale per le orchestre sinfoniche e per la techno. Invece anche nel pop ci sanno fare. A primo impatto sembra di ascoltare una musica deficiente (non so che altro termine usare), però poi ti accorgi un paio di giorni dopo che quel motivetto idiota lo stai cantando, senza nemmeno avere idea di cosa dica. Se non mi credete vi consiglio la gettonatissima "Atemlos durch die Nacht" (Senza fiato attraverso la notte).

20.8.14

Un po' di Lipsia (Ein bisschen Leipzig)

Probabilmente qualcuno di voi si sarà chiesto: "Ma perché questo se n'è andato proprio a Lipsia, e non tipo a Londra a fare il cameriere o alle Hawaii a sbucciare i granchi?". In effetti non è che questa piccola cittadina della Sachsen (Sassonia, una dei sedici Stati federati della Germania) sia questo grande posto per svoltare una volta per tutte nella vita. A doverla scegliere magari nessuno ci verrebbe, e infatti la maggior parte degli italiani conosciuti finora son capitati qui più per caso che per voglia. Io un po' per l'uno, e un po' per l'altra.
Ma Lipsia non è una città che lascia indifferenti, perché ci si accorge subito che da queste parti negli ultimi 25 anni è cambiato molto. Per chi non l'avesse ancora capito Lipsia si trova nella Germania dell'Est (a' Diddierre, come la chiamava la buonanima di mio nonno), quella che dalla fine della Seconda guerra mondiale al 1989 (Caduta del Muro di Berlino) è stata divisa dalla Germania Ovest. In queste strade c'è ancora molto della Repubblica Democratica Tedesca: lo stile degli edifici, l'urbanistica, la cultura e l'atmosfera (per approfondimenti consiglio la visione del già molto noto "Good bye Lenin").
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Locandina di "Good bye Lenin"
MA C'È QUALCOSA DA VEDERE?
So che solo questo vi interessa, e la risposta è sì. In realtà le cose da vedere qui sono anche troppe per essere una piccola città da 500mila abitanti o poco più. La mia personale classifica dei Sehenwürdigkeiten (non vi spaventate, vuol dire soltanto Luoghi di interesse) è questa:

1) VÖLKERSCHLACHTDENKMAL
Si tratta del Monumento della Battaglia delle Nazioni, che fu combattuta a Lipsia nel 1813 e segnò la disfatta di Napoleone. È uno dei più grandi monumenti europei. In inverno lo specchio d'acqua su cui si affaccia diventa inevitabilmente ghiacciato e viene utilizzato come pista di pattinaggio.
Völkerschlachtdenkmal, Battaglia delle Nazioni, Napoleone, 1813
Il Monumento della Battaglia
delle Nazioni

2) ALTES RATHAUS IM MARKTPLATZ
È l'edificio che ospita il vecchio Municipio della città di Lipsia, quello che dopo 350 anni, in seguito al grande aumento della popolazione, fu sostituito nel 1909 dal Neues Rathaus. Costruito in stile rinascimentale, ospita oggi il museo storico cittadino (Stadtgeschichtliches Museum).
L'Altes Rathaus nella piazza del mercato










3) THOMASKIRCHE - BACHS DENKMAL 
La Chiesa (die Kirche) di San Tommaso è una degli innumerevoli edifici religiosi che ci sono in città. Merita il podio per essere stato il luogo in cui Bach fu maestro di cappella (via con le battute). Infatti al suo interno si trova la tomba del grande compositore tedesco, mentre nel cortile all'esterno si può ammirare una statua di quello che universalmente viene riconosciuto come "uno dei più grandi geni nella storia della musica".
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La statua di Bach (Bachs Denkmal)
4) AUGUSTUSPLATZ
È una delle piazze più importanti di Lipsia, insieme a Marktplatz, nonché la più grande in assoluto. È uno snodo fondamentale per la rete tranviaria della città, essendo incastrata a metà strada tra la Stazione centrale (Hauptbahnhof) e Wilhelm Leuschner Straße.
Sul lato nord della Piazza svetta l'imponente Leipzig Opera, mentre sul versante sud si trovano la Gewandhaus, la sala da concerto dove suona la Leipziger Gewandhaus Orchestra, e diversi edifici dell'Università di Lipsia, ospitati all'interno di una chiesa sconsacrata ristrutturata.
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Una panoramica notturna di Augustusplatz con l'Opernhaus sulla destra 
5) HAUPTBAHNHOF - LA STAZIONE CENTRALE
Veduta della Stazione centrale
La Stazione centrale di Lipsia è una delle più grandi d'Europa. Si trova esattamente al centro della città ed è un punto di riferimento fondamentale, soprattutto per gli stranieri come me che non sanno ancora orientarsi bene. Si estende su tre piani, con quello superiore che ospita i binari e fast-food come Kfc e McDonald's, mentre i due inferiori possono essere considerati una sorta di centro commerciale, con gelaterie, ristoranti, pasticcerie e supermercati di ogni tipo.

WHAT ELSE?
Niente più? Certo che sì, ma francamente non posso mettere tutta la città qui sopra, altrimenti nessuno verrà mai a trovarmi. Vi basta solo sapere che meritano una visita anche la Nikolaikirche (Chiesa di San Nicola), l'Alte Waage (L'Antica pesa pubblica rinascimentale), il Cospudeneer See (un lago a pochi minuti da Lipsia), il Bundesverwaltsgericht (La Corte Federale Amministrativa) e la quantità quasi infinita di orchestre e musei.
Ich warte auf sie in Leipzig (Vi aspetto)!!!

18.8.14

Corso di lingua (Der Sprachkurs)

La Germania dal punto di vista economico, sociale, della civiltà e delle opportunità di lavoro può essere definito il Paese dei balocchi. L'unico problema, che impedisce agli stranieri di invaderla così come è capitato al Regno Unito, e a Londra in particolare, è la lingua. Escludendo le parole tedesche che sono diventate a tutti gli effetti internazionali come Blitz, Bunker, Diktat o Leitmotiv (non lo sapevate eh?!), nessuno straniero quando arriva qui conosce già die Sprache (la Lingua). Molti masticano l'inglese, si lanciano, ma col tedesco non funziona così e quindi la prima cosa da fare, per avere qualche speranza di integrazione completa e duratura, è iscriversi a uno Sprachkurs (Corso di lingua).
Così questa mattina sono andato (sempre accompagnato dalla mia fida interprete, che poi vi presenterò) allo Zuhause, un'associazione impegnata nel campo dell'integrazione, e ho fatto il cosiddetto "placement test", per verificare a che livello di teutonicità lessicale sono. Dieci pagine di esercizi più o meno semplici, riguardanti principalmente la comprensione dei testi, l'uso delle preposizioni, la coniugazione dei verbi e il vocabolario. Chi mi conosce sa che son circa tre mesi e mezzo che studio la favella di Schopenhauer, anche con discreti risultati, grazie al fedele libro di testo "Wie bitte?".
Vuol dire: "Come, prego?"
Libro di testo di tedesco (Deutsch Schulbuch)
E infatti dal test, e dal successivo imbarazzantissimo colloquio orale, svolto però con l'ausilio del linguaggio dei segni, la carissima signora (die Frau) ha deciso che il corso più adatto a me è il B1 (trovate sul sito dell'Europass le capacità associate ad ogni livello), ovvero quello dell'autonomia linguistica, perché ho commesso una quantità di errori minima. Quello che non sapeva la signora è che per me la teoria è una cosa, la pratica ne è un'altra. Comunque tutto questo era per dirvi che nei prossimi due mesi mi toccherà seguire ben due corsi: uno tutte le mattine, A2, e un altro, livello B1, tre volte (Dreimal: Drei/Tre; Mal/Volta) alla settimana, di sera, tra spagnoli (ce ne sono tantissimi qui), italiani, giapponesi e sudamericani. In pratica dall'oziare beatamente in Germania, mi ritrovo ora a dovermi fare la marenna a pranzo e cena, intrattenendomi con i compagni di classe in tutte le lingue del mondo, tranne che con il tedesco. Speriamo che almeno serva a qualcosa. In caso contrario, si ringrazia il Leipzig Pass per averci gentilmente offerto questi due mesi di divertimento.

16.8.14

Piccolo intervallo musicale: Nostalgia di Napoli (Sehnsucht nach Neapel)

Da quel che scrivo e dal nome del blog si intuisce che non mi sto strappando di certo i capelli per essermi trasferito in Germania, lasciando a Napoli amici, parenti, cose, il mare, il sole e tutta la compagnia cantante. Però per quanto uno si sforzi, è difficile restare indifferenti all'aria di casa, che usando un neologismo tedesco tutto mio potremmo chiamare Hausluft (Das Haus è Casa, Die Luft è Aria). E devo ammettere che anche un antinapoletano come me è rimasto abbastanza colpito da questa "'O sole mio" al violino. Forse sarà stato il mezzo litro di Paulaner (scusate per la pubblicità, a volte dimentico di essere un giornalista) che mi ero scolato alla Kartoffelhaus (vuol dire Casa della Patata, ma no, non è quello che sperate voi), ma potrei addirittura azzardare di esser stato colto da un attimo di emozione. E quindi, Spielen die Geigen!!!
Vi è piaciuta? Potete rispondere commentando ogni tanto, anche fingendo di aver visto il video. Se vi è piaciuta purtroppo non posso dirvi il nome ufficiale dei Neri per Caso di Lipsia (sì, lo so che erano sei e non quattro come i violinisti), magari li chiamavate per il vostro sobrio banchetto di nozze. In ogni caso mia suocera ha comprato il loro Cd alla modica cifra di Zehn (Dieci) euro, quindi caso mai vi faccio sentire tutto il loro repertorio. Ora vi devo lasciare che ho appena visto una cosa che non vedevo da circa 5 giorni: die Sonne (il Sole). 

15.8.14

Die Anmeldung (Iscrizione, Registrazione, Mezza rottura di cazzo)

Bürgeramt, Leipzig, Anmeldung
Il Bürgeramt del centro di Lipsia
Vi avevo promesso l'Anmeldung e quindi eccomi qui a cercare di spiegare semplicemente, per quanto possibile, uno dei primi scogli che deve superare uno straniero che arriva in Germania. Letteralmente può essere tradotto con "iscrizione" (usate Pons come traduttore, come vi ho consigliato nei link a lato), ma in effetti assomiglia più a una registrazione. Infatti lo straniero che arriva in Germania, attraverso l'Anmeldung, rende noto allo Stato il suo trasferimento, così che sia rintracciabile per qualsiasi cosa. Per ottenerlo bisogna recarsi in uno dei Bürgeramt (Ufficio cittadino) sparsi in ogni città tedesca, e presentare una serie di documenti: carta d'identità (Personalausweis) o passaporto, contratto d'affitto (Mietvertrag) e un formulario scaricabile e compilabile sul sito ufficiale del comune di riferimento. È una procedura che i Beamten (gli impiegati) completano, se i documenti sono tutti in regola, nello stesso tempo in cui a Napoli i loro pariruolo prendono il caffè, per poi degnarti di uno sguardo infastidito, manco fossi andato a disturbarli.

Aufrufmaschine
Aufrufmaschine (Forse non esiste
come parola, ma sarebbe
Macchinetta dei numeri)
Inutile fare il confronto anche con le macchinette per prendere il numero. Questa che vedete sulla destra, a primo impatto, mi è sembrata un Bancomat. Poi ho capito.
Oltre all'Anmeldung, la città di Lipsia mi ha fatto anche un bel regalo: il Leipzig Pass. Una carta che può ottenere solo chi è studente o comunque non occupato a tempo pieno, che permette di ottenere sconti e agevolazioni su trasporti, musei, corsi di lingua e altre cose. Nella foto qui sotto sembro il figlio strabico di uno della Banda della Magliana, però pensate che grazie a questa carta lunedì inizierò (si spera) un corso di tedesco di 200 ore completamente gratis (Kostenlos, è proprio una bella parola).
Leipzig Pass
Leipzig Pass di uno con gli occhi storti

Dopo le varie tarantelle burocratiche di questi giorni, voi direte: "Ma na cammnat p Lipsia t le fatt?!". Io me la farei pure, ma per rispondere dovrei iniziare a parlare dei lati negativi del vivere in Germania (che ci sono eh, state tranquilli). Forse già lo sapete, ma vi do comunque un indizio: Das Wetter.

17 ore verso Lipsia (Siebzehn Stunden nach Leipzig)

Reifen, Kaputt, Auto service
Mein kaputter Reifen (La mia ruota rotta)

Dopo 17 ore di viaggio, intervallate da quasi altrettante soste, posso dire che la mia auto ha portato a termine la sua missione. Sono finalmente arrivato a Lipsia, la città di Paul Kalkbrenner (controllate pure se volete), ma come ogni lungo viaggio anche questo ha avuto le sue conseguenze. Due per la precisione, che di nome fanno ruota anteriore destra e ruota posteriore destra. Ho così potuto subito verificare a che livello si attesta la paraculaggine meccanica dei tedeschi: due ruote usate Michelin, più la sostituzione di una luce di stop, per la modica cifra di 76 euro. Comprensivi di manodopera e IVA, che per informazione qui si chiama MehrwertsteuerUmsatzsteuer, e ammonta al 19% (per alcuni prodotti è addirittura al 7%, ma sulle tasse della Merkel trovate tutto qui). Non potrò dire se mi han trattato bene o meno finché non mi salteranno nuovamente le ruote, cosa che dovrebbe accadere tra circa 15mila km, per quello che mi ha detto il tipo. In ogni caso, per completezza, l'officina (die Werkstatt) è questa.
Sistemate le ruote (die Reifen), il secondo passo è stato mettermi in regola con la normativa ambientale tedesca.
Die Umweltplakette (Placchetta ambientale)
Infatti, in tutto il Paese la circolazione è possibile solo con la Placchetta ambientale (Umweltplakette), che viene venduta in dei centri specializzati (DEKRA o TÜV) al prezzo di 7 euro e va incollata sulla parte bassa destra del parabrezza. In pratica è un bollino che certifica la classe ambientale del veicolo (il mio ad esempio è Euro 4, come si nota dalla foto a sinistra).
Dopo l'Odissea del viaggio, questo è stato solo il primo dei tanti step che incontrerò sulla strada per diventare un tedesco a tutti gli effetti. Prossima puntata: die Anmeldung.